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giovedì 23 dicembre 2010

Auguri di Buone Feste

Eccoci qui, a pochi giorni dal Natale, indaffarati nell'aquisto dei regali e nei preparativi per la cena della vigilia e il pranzo successivo. Io, sinceramente, mi sono dis-indaffarata!
Sono ufficialmente semplicemente in attesa, da oggi!...in attesa di mia figlia, che pare abbia forte desiderio di nascere.

Faccio a tutti i miei auguri di buone feste, di quelle trascorse con chi si vuole e non con chi si autoinvita, di quelle ricche di risate e di chiacchiere, con le luci dell'albero sullo sfondo e col presepe, seppur piccolo, nell'angolo.
I regali sono sempre ben accetti, dai, anche se non sono quello che si desiderava o potrebbero andar bene giusto per il vicino strampalato...sono comunque regali, no?!

venerdì 15 ottobre 2010

Gravidanza: l'emozione non ha voce..

Non so quali parole potrei usare per farvi capire, di sicuro ora verrà giù un groviglio di frasi che non si riuscirà a districare.

La pancia è cresciuta di molto, è più tonda ma si deforma anche molto di più. Mi capita di sentire un peso enorme da un lato e di vedere il cocomero smerangolato!

La sera, quando mi stendo a letto, è lì che la piccolina si da più da fare. Nella zona dell'ombelico sembra ci sia una taranta-fest: tutto che balla, tutto che salta! Io guardo, cerco di immaginare come può muoversi con tanto fervore. A volte ci poggio la mano sopra, e anche se agli occhi è escluso lo spettacolo, le vibrazioni che sento sono davvero emozionanti.

In questi giorni di viaggio ho avuto un mare di occasioni per fare shopping e bene sono riuscita a non comprare quasi nulla per me, ma sono tornata a casa con una sacchettata di buone occasioni per lei, mia figlia.

Ho comprato il libro I love mini shopping, della Kinsella. Non è il genere letterario con cui riempio la libreria di casa, ma stavolta mi è preso così e, un pò per cuiriosità un pò perchè desideravo leggere qualcosa di spensierato e divertente, l'ho acquistato alla Feltrinelli ( quella citata in Jack Frusciante è uscito dal gruppo!).

Nei giorni scorsi sono stata anche a Verona. Come la prima volta, ho incrociato la casa di Giulietta per caso, appena arrivata. Io e Lo ci siamo fatti delle foto esilaranti lì nel tunnel delle scritte, ad oggi si ride ancora nel ripensarci.

Mantova, sono passata di nuovo anche lì, fra i laghi popolati di lucci. Bella come sempre, piccolina, raccolta. Sta volta niente Palazzo Té, ma tanto ce l'ho ben impresso nei ricordi.

E in tutto questo viaggio, la piccolina è stata parte attiva. Lei mi ha permesso di scarpinare per le viuzze della città e sempre lei mi ha fatto stendere a letto con i piedi alti per farmi riposare. Tutta un'altra vacanza dalle mie solite, ma questa ha un gran valore aggiunto!

giovedì 7 ottobre 2010

Lucca

Lucca è molto bella, ieri l'abbiamo girata in lungo e in largo. Oggi un salto a Pisa e domani si parte per Verona, con una tappa necessaria a Collodi... necessaria a me!

venerdì 1 ottobre 2010

3,2,1...matrimonio!

Il tempo scivola veloce e ormai sono arrivata.
Si arriva stanchi, non pensavo così tanto, ma con una grande gioia nel cuore... poi ci sono gli auguri, i regali, la condivisione delle emozioni, l'impegno dei familiari...bello, tutto bello! Contornato comunque da un pò d'ansietta!!!

Domenica 3 ottobre, è già stato inciso!

domenica 19 settembre 2010

Che cos'è l'amor

Che cos'è l'amor
chiedilo al vento
che sferza il suo lamento sulla ghiaia
del viale del tramonto
all' amaca gelata
che ha perso il suo gazebo
guaire alla stagione andata all'ombra
del lampione san soucì

che cos'è l'amor
chiedilo alla porta
alla guardarobiera nera
e al suo romanzo rosa
che sfoglia senza posa
al saluto riverente
del peruviano dondolante
che china il capo al lustro
della settima Polàr

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
volteggio tutto crocco
sotto i lumi
dell'arco di San Rocco
ma s'appoggi pure volentieri
fino all'alba livida di bruma
che ci asciuga e ci consuma

che cos'è l'amor
è un sasso nella scarpa
che punge il passo lento di bolero
con l'amazzone straniera
stringere per finta
un'estranea cavaliera
è il rito di ogni sera
perso al caldo del pois di san soucì

Che cos'è l'amor
è la Ramona che entra in campo
e come una vaiassa a colpo grosso
te la muove e te la squassa
ha i tacchi alti e il culo basso
la panza nuda e si dimena
scuote la testa da invasata
col consesso
dell'amica sua fidata

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
vampiro nella vigna
sottrattor nella cucina
son monarca e son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey

Che cos'è l'amor
è un indirizzo sul comò
di unposto d'oltremare
che è lontano
solo prima d'arrivare
partita sei partita
e mi trovo ricacciato
mio malgrado
nel girone antico
qui dannato
tra gli inferi dei bar

Che cos'è l'amor
è quello che rimane
da spartirsi e litigarsi nel setaccio
della penultima ora
qualche Estèr da Ravarino
mi permetto di salvare
al suo destino
dalla roulotte ghiacciata
degli immigrati accesi
della banda san soucì

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
vampiro nella vigna
sottrattor nella cucina
Son monarca son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey
Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
volteggio tutto crocco
sotto i lumi dell'arco di San Rocco
Son monarca son boemio
se questa è la miseria
mi ci tuffo
con dignità da rey






venerdì 10 settembre 2010

Comunicazioni di servizio

Quanto prima pubblicherò il resto del racconto, ad oggi ho seri problemi con il blog, non riesco ad incollarci nulla e il tempo di riscrivere pagine e pagine sinceramente non ce l'ho.
Di questo piccolo spazio ritagliato approfitto per ringraziare pubblicamente LukePet per aver segnalato il mio blog ad un pubblico più ampio. Di Luke potete visitare il sito PolloSky che trovate linkato sulla colonna di sinistra del mio blog.

sabato 4 settembre 2010

La famiglia (capitolo VI )

Lino, che tutti avrebbero immaginato nell’orto se solo avessero pensato a lui, quel giorno che si alzò prima del solito a causa del tumulto che aveva in testa dovuto al pensiero della figlia incinta e della moglie che non lo accettava, in realtà si era messo in macchina e si era appostato davanti alla banca in cui teneva i suoi risparmi. L’idea non era quella di fare una rapina, mai sarebbe riuscito a incutere timore agli impiegati, bensì volle attendere che qualcuno aprisse per controllare quante fatiche e quante rinunce era riuscito ad accumulare. Ogni soldo accantonato era più o meno la somma delle serate in balera saltate, dei pantaloni con le pences che non aveva comprato, dei film al cinema che Anna non aveva appoggiato, delle scarpe in pelle e con la punta alla francesina che non si era concesso per andare al matrimonio di un nipote, dell’auto nuova che avrebbe voluto e dei week end che avrebbe potuto trascorrere in montagna assieme alla moglie. Le fatiche di Lino erano molte, si può dire che fossero proprio tutte quelle che avrebbe potuto sostenere senza risparmiare energie. Scese dall’auto parcheggiata nello spazio ad orario, aveva previsto di restare mezzora, e si diresse verso l’ingresso proprio subito dopo che l’impiegato aveva aperto. Lo accolse la voce della specie di siluro in cui incapsularsi prima di toccare terra di valore, la stessa che ricorda di depositare gli oggetti metallici nelle cassette di sicurezza e che lui ogni volta,fra sé e sé , mandava a quel paese. Il buongiorno e il sorriso di cortesia, il numero di conto e subito il dubbio, fra il dover gioire che il gruzzolo crescente da anni si era ormai aggiudicato il nome di bottino e la disperazione davanti alla conferma tacita che la sua vita pesava di sgobbate e privazioni. Ad un tratto i pensieri si fermarono, interrotti in malo modo da una vociata che non era altro che la sequenza di parole ascoltate spesso nei film che piacevano a lui. Lino amava guardare in tv i film che da giovane aveva visto al cinema, ma più in generale si può dire che preferisse i film d’azione, quelli western e anche di Totò. Come dicevo, la frase gridata come Tarzan prima di aggrapparsi alla liana scuoté il poveruomo che si trovò di colpo nello scenario, reale, di una rapina. Tutti a terra, con le facce rivolte verso il basso, le mani dietro la nuca e una serie di grida uguali nell’esprimere il terrore ma varianti nei decibel. Il cuore sano del lavoratore era salito proprio sotto al gozzo, la giugulare si era gonfiata talmente da far sentire il collo della camicia stretto a morte e il sudore freddo inondava il viso teso e sbiancato. La preoccupazione di Lino era i soldi, mica la vita. Sapeva lui quanto valessero i suoi, oltre ogni indice positivo di qualsiasi borsa al mondo.

sabato 28 agosto 2010

La famiglia. Cos'è?

La Famiglia è un racconto breve, qui riportato frammentato, che ho scritto tempo addietro e con cui ho partecipato ad un concorso letterario locale. Al tempo questo racconto, il più lungo che io abbia mai scritto, considerando che non mi spingo più in là di qualche miniatura, era stato per me un gran successo. Non vinsi niente, ma interessare e far discutere la giuria, così come seppi in seguito, fu il regalo più grande che le mie parole potessero regalarmi. Qualcosa avevo lasciato!

L'ispirazione mi venne da un sacco di cose: dalla vita, la mia e di qualche altro, dalla cronaca, dai film che avevo visto, ma fondamentalmente da Niente, più niente al mondo di Massimo Carlotto.

E' un pò il sogno di tanti quello di raccontare in un libro la propria vita o esperienze che sono state fondamentali, parlare di incontri, di amori, di delusioni. Spesso lo si fa con chi si incrocia nello scomparto del treno, ci si confida senza sapere nelle mani di chi vengano messe le emozioni narrate.
Io non sono solita farlo, almeno non col primo che incontro e nemmeno col secondo, ma adoro scrivere, lo faccio da sempre, a giuste dosi e con tanta voglia poi di romanzare.

Questo racconto breve è nato così, nella cornice sopra detta, con le spinte della vita e con l'assoluto interesse a raggiungere in qualche modo la vita altrui. Ho cercato di essere vera, ma di non annoiare con la cronaca, avrei voluto scrivere le parole in modo armonico, così da suonare e risuonare nelle orecchie, desideravo tanto potesse anche lontanamente avere qualcosa di poetico, come i libri di Fermine, ma il risultato è semplicemente quello che si può leggere.

Il romanzare è una missione, mi piace farlo, è un pò anche il mio stile di vita. Leggere la vita come semplice successione di fatti sarebbe avvilente. Mi piace lo spessore, la ricchezza degli eventi, noto i dettagli, i colori e qui, ne La famiglia ho tentato di mostrarlo. Ho tentato, ripeto, perchè fra l'avere un'idea e il realizzarla io ci vedo sempre una grande lontananza.

I personaggi hanno nomi banalmente inventati, le loro caratteristiche sono quelle di tante persone che ho conosciuto, miscelate per bene e scelte poi a dare un carattere a chi prepotentemente voleva solo essere persona. Anche questa è impresa ardua.

Che dire, spero solo che vi piaccia e che possa servire a qualcosa.

venerdì 27 agosto 2010

La famiglia (capitolo V )

La pancia cresceva. Anna si disperava a veder girare per casa la figlia, figurarsi a immaginarla fuori. Pensava che da dietro non sembrava nemmeno… incinta, faticava a dire quella parola. Uno scherzo di cattivo gusto che la natura le aveva fatto. “E’ tutta pancia” dicevano le vicine di casa, le amiche di Silvia, i parenti, addirittura il fornaio. Lei si rinchiudeva in casa per non sentirli. Il pane lo comprava Lino ormai da un mese e mezzo. Al mercato ci andava ormai di rado, anche se fare compere, seppur modeste, le piacesse tanto. Evitava i vicini, tranne la signora Cuti, che incrociava ogni sabato alla finestra mentre scrollava i tappeti per far pulizia. Gina mangiava a testa bassa, non chiedeva le fosse passato nulla che apparecchiasse la tavola, si allungava più che poteva per servirsi da sola, fino a girare attorno al tavolo per evitare di sfiorare Silvia, sembrava le potesse attaccare una malattia. Silvia non ne poteva più, spesso evitava di mangiare con i suoi, quando invece era lì la voce spesso le si spezzava. Era il groppo alla gola che non le faceva uscire le parole, ma se solo fosse riuscita a gridare…”Vi odio”, voleva dire questo a tutti, anche al padre. Odiava il padre per l’incapacità di tirare fuori le palle, per essersi accontentato della vita che conduceva. Odiava la madre perché non le aveva mai fatto un complimento, l’aveva sempre criticata, e perché fondamentalmente desiderava una figlia che non era lei. Odiava Gina perché era nata ottantatré anni prima, da una madre sgobbona per necessità e da un padre che si era ammalato fino a perdere la vista. Forse odiava anche se stessa perché capiva troppo, perché a forza di ragionare tutto riportava e la sua famiglia non sarebbe potuta essere altro che così. Ogni cosa aveva la sua spiegazione. Ogni parola, ogni gesto, ogni sì e ogni no. Lei lo capiva, ma gli altri non se ne erano mai accorti.

Un film, un libro, poteva essere tutto questo la sua vita. Le capitava anche di sognare di leggere la sua storia stampata sul giornale, un terribile fatto di cronaca tinto di pece da una morte, la sua. Ora che aspettava un bambino si sentiva anche in colpa per i suoi incubi, temeva potessero far male alla creatura. I sensi di colpa li aveva anche prima che Nicola le potesse fornire una motivazione valida. Silvia era cresciuta col dovere della colpa, insegnatole dagli adulti che al tempo non erano capaci loro stessi di riconoscere i loro sbagli. Cresciuta, Silvia non era mai riuscita a liberarsi delle sue debolezze, ancora si faceva mettere all’angolo, tuttora lei doveva esser la causa dei litigi dei suoi genitori perché tutto in famiglia restasse normale.

giovedì 12 agosto 2010

La famiglia (capitolo IV )

Una passeggiata, Silvia aveva infilato scarpe comode e si era diretta sul lungomare. Ascoltare le onde la rilassava e pensava facesse bene al bambino. Jonathan Livingston… quando vedeva volare gabbiani pensava sempre a quel gabbiano famoso. Si stava alzando il vento, tirò su il collo del trench e rimase ancora un po’ cercando qualche nave all’orizzonte. I sassi riempivano le mani bianche di Silvia nonostante il fastidio provato per la salsedine che le restava, e continuava e continuava a raccoglierli e a disfarsene subito dopo lanciandoli poco più avanti. I vetrini erano la sua passione: così levigati dalle onde le davano la sensazione di essere molto vecchi e di averne potute raccontare tante. Erano un segno del tempo. Ogni tanto tirava in su col naso, le gocciolava per il freddo, allora si rannicchiava ancor di più, avvicinando le gambe al corpo, resistendo alla sana idea di andarsene. Fortuna il sole che timido intiepidiva l’aria, altrimenti sarebbe dovuta tornare in gabbia. Una folata alla fine appiccicò uno stralcio di foglio di giornale proprio sulla manica sinistra, non riusciva a liberarsene senza tirar fuori le mani dal groviglio che era diventata. Un brivido la convinse ad alzarsi e a prender la strada di casa.

Lorenzo era a lavoro da tempo, faceva sacrifici per mettere da parte i soldi che avrebbero comprato la casa per la sua nuova famiglia. Un nido modesto, colorato come piaceva a Silvia, pieno di libri, con un piccolo giardino e il calore dei loro sentimenti. Niente grida, nessun oggetto lanciato, al massimo un “non voglio parlarti ora” che era seguito sempre da parole chiare e condivise. Era questa la vita che avrebbe voluto offrire alla sua fidanzata, pensava che se la meritasse. Lorenzo sorrideva spesso, rideva alle battute di Silvia, a quelle degli amici e del padre. Il suo sorriso rassicurava Silvia ogni volta che questa pensava di aver detto una stupidaggine. Le passioni di Lorenzo erano Silvia e poi gli amici di sempre, la pesca e la lettura. Nicola avrebbe sicuramente spodestato la mamma, ma il resto sarebbe rimasto uguale. Il più bel regalo che Lorenzo aveva fatto a Silvia era il figlio che attendeva. Il dono che apprezzava di più da parte di Silvia era Silvia.

giovedì 5 agosto 2010

La famiglia (capitolo III )

Il sorriso di Silvia spesso era accennato, quasi non volesse mettere in imbarazzo chi aveva di fronte. Capitava anche che fosse vivace, notevole e rumoroso quando accompagnava il sorriso altrui, per qualcosa che aveva combinato lei. Le piaceva l’idea di far ridere. Anna aveva risate fragorose, scroscianti, molto più evidenti di quelle di Silvia. Bastava poco per far ridere Anna: la battuta del peggiore dei comici, la caduta di un pagliaccio e i litigi fra i vip della televisione. Lino sorrideva. Ci voleva molto per farlo ridere e quando vedeva la moglie farlo si innervosiva. Le risate di Gina erano davvero poche. La rabbia di Silvia era un fulmine a ciel sereno, perché tendeva a tener dentro le insofferenze ma sempre con insuccesso. Vomitava ogni più piccolo dettaglio che l’aveva infastidita, roba vecchia di mesi, il tono della voce si faceva roco fino a finirlo, gli occhi le si inumidivano. La rabbia di Anna era come una scheggia impazzita. Gettava oggetti a terra, gridava e piangeva nel contempo, diventava paonazza e metteva sempre le mani sui capelli. La rabbia di Anna era dovuta alla disperazione, quella di Silvia era per rivendicare. Lino era incontenibile nei momenti di tensione, forte com’era bisognava stargli lontano. Tutta la sua virilità veniva fuori solo quando era fra le mura della sua casa, fuori era generalmente accondiscendente. Forse in casa cercava di far valere il suo ruolo di uomo. Gina si appellava alla proprietà. La casa era sua e avrebbe sbattuto tutti fuori. L’età avanzata non le permetteva di far paura con la voce, né con la forza. Arrabbiarsi con lei era facile, si metteva di impegno per stuzzicare.

sabato 31 luglio 2010

La famiglia (capitolo II)

Lino avrebbe iniziato il turno alle tredici, poi via fino alle 21 con una sosta per la cena. Si alzò, faticava a restare a letto senza dormire, si vestì velocemente e uscì. L’orto era una sua passione, lui veniva dalla campagna, ed ora che era costretto a lavorare in fabbrica, in ogni momento libero si dedicava all’orto che aveva piantato nello spazio dietro casa. Pomodori, insalata di vario tipo, peperoni, un po’ di rosmarino, salvia e basilico e poi nella scelta di cosa coltivare accontentava la figlia. Silvia stravedeva per il padre e Lino ricambiava. Anna era stata sempre gelosa di quel rapporto fra padre e figlia, fra loro c’era confidenza, si capivano o almeno tentavano di farlo. Questa volta Silvia aveva richiesto le fragole.

Un risveglio lento era quello di Anna, lei adorava dormire, un po’ per piacere un po’ per sfuggire alla morsa dell’ansia. Era una brava donna, l’avevano cresciuta un po’ all’antica, col valore del nome di famiglia, dell’onore personale e della verginità fino al matrimonio. Non era colpa sua se lei pensava che quello fosse l’unico modo degno di vivere. Non era colpa sua se a sapere che la figlia aveva in grembo una creatura lei si sentiva male. Non riusciva a gioirne, forse perché la madre ancora viva non faceva che ricordarle che gli altri parlano e ti sputtanano. Anche Anna si era innamorata follemente di Lino, era anche più giovane delle figlia quando successe, ma lei restò illibata. Il fatto che la figlia avesse perso la testa per quel primo ragazzo non le dispiaceva, anche se vedeva la figlia spegnersi e vivere ad immagine e somiglianza del suo fidanzato. La cosa che non accettò era l’idea che la figlia si presentasse all’altare col pancione e che non poteva mettersi il vestito bianco. Che Silvia fosse finalmente amata e che amasse in modo sano il nuovo fidanzato passava inosservato. Quel giorno Anna si accorse che il marito si era alzato, ma non gli diede molta importanza visto che sempre, quando lei apriva gli occhi, il marito aveva già lasciato il suo posto a letto. Si vestì con calma, decise di andare al mercato e infatti andò.

Gina ascoltava il telegiornale, uno dei tanti che sentiva durante la giornata mentre cucinava, stirava o cercava di tenere pulita la cucina. Lei, come dicevo, non voleva proprio mollare quel ruolo di vergara che era stato suo quando si sposò col signor Buotta. Erano contadini: l’uomo nei campi e la donna in casa. Restò in casa anche quando si spostarono in paese e il marito, preso il libretto del lavoro portando quaranta uova a chi di dovere, andò a lavorare in fabbrica. Quante volte Gina parlava da sola tante la figlia, accorgendosene, ripensava al padre. Fu così anche quella mattina, appena alzata sentì la madre riflettere su quanto i giovani di oggi fossero immorali, scansafatiche e maleducati, nonostante fossero tutti studiati. Anna ricordava i silenzi del padre mentre la madre parlava e parlava. Quell’uomo era un santo, aveva una pazienza sovraumana. Non litigava mai con la moglie, le raccontava tutto, le riportava i soldi e le faceva gestire ogni cosa.

Silvia si svegliava tardi, un po’ come la madre, ed ora ancora di più perché la gravidanza la faceva dormire. Il bello di Silvia era nei suoi occhi, pieni di luce, e nel suo sorriso travolgente. Il buono di Silvia era nella sua dolcezza, la teneva nascosta dietro l’aspetto da dura, la regalava solo a chi era più debole e a chi ne aveva bisogno. Amava i bambini e averne uno la dava un immensa gioia. Da ragazzina aveva sognato spesso di avere una famiglia numerosa, diceva sempre di volere tre figli e che avrebbe giocato con loro a terra, sul pavimento, mentre avrebbe aspettato il ritorno del marito. A quel punto i bambini avrebbero assalito il padre, se li immaginava aggrappati alle gambe. Lei non aveva mai assalito Lino. Lino non aveva mai giocato con lei, così Anna. Lorenzo, pensava la fidanzata, sarebbe potuto essere come nel sogno, ma anche se non ci sarebbe riuscito sarebbe andato sempre bene. Silvia era adorata e lei lo sentiva, quasi ne era imbarazzata. Ogni giorno che passava le serviva ad imparare ad essere amata. Mise i piedi a terra, le girava attorno l’intera stanza, attese un istante prima di alzarsi e poi di corsa in bagno ad onorare un mero bisogno. Onorare perché doveva andare spesso in bagno per via della gravidanza, le capitava nei momenti più assurdi, anche quando un bagno non era nei paraggi, però, passata la paura che se la sarebbe potuta far sotto, lei rideva. Aspettare un bambino era un onore.

martedì 27 luglio 2010

La famiglia

Si era alzato presto, come ogni giorno, ma questa volta ancor più. Si dormiva male con la testa piena di pensieri. La figlia era rimasta incinta, la moglie si lagnava in continuazione e la suocera … non ne parliamo. Lui era un uomo distinto, sempre serio, sorrideva di rado e solo per convenzione. Odiava le medicine, si curava con metodi antichi ed aveva la mania del lotto. Quel giovedì non avrebbe potuto giocare nulla di significativo visto che non riuscì a sognare. Anna, la moglie, ormai non lavorava più e aveva così tutto il giorno, tolto il tempo di cucinare il minimo, spolverare poco e stirare praticamente mai, dicevo, di starsi a scervellare su come avrebbe dovuto fare la figlia per risolvere e mantenere il buon nome che la famiglia aveva. E dai oggi, così come domani e i giorni a seguire, Anna si prese un bell’esaurimento. La madre, Gina, di anni ne aveva 83 e sembrava non volesse lasciar mai il potere che le donne di un tempo avevano, almeno in casa. La signora batteva i piedi se non si faceva come diceva lei, minacciava di non dare più quelle quattro lire di pensione per fare la spesa. Già, vivevano tutti assieme, appassionatamente di sicuro, viste le passioni che si provavano lì dentro. Una casa modesta, tirata su con i sudori di quel povero uomo che non aveva mai preso un giorno di malattia. Questo uomo non è Lino, il marito il padre e il genero, ma il signor Buotta, marito di Gina, padre di Anna e nonno di Silvia. Silvia aveva ventinove anni, a diciotto si era innamorata follemente ma la storia non andò a buon fine. Diciamo che una fine ci fu e non fu piacevole. La ragazza aveva sperato che il suo principe la portasse via, credeva nell’amore, in quello che ti fa battere forte il cuore e che ti sazia. Sì, voleva andarsene, lei non ci stava un granché bene a casa, soffriva il matriarcato. Ora Silvia aspettava Nicola, lo voleva chiamare così, un bambino che le avrebbe dato l’opportunità di essere come avrebbe voluto fosse sua madre. Lorenzo era il padre del bimbo, lui era dolce sensibile affidabile, era tutto quanto non era stato l’altro. Cani e gatti non ce n’erano, e nemmeno canarini o pesci rossi. La famiglia era tutta qui.

martedì 13 luglio 2010

Ci si imbavaglia da soli?!

la libertà di parola non è un diritto assoluto

e i giornalisti scioperano per manifestare dissenso nei confronti della legge bavaglio. Ma che cavolo di protesta è questa?

mercoledì 30 giugno 2010

Quanto tempo!

Quanto tempo dall'ultimo post! E quante novità!
Un matrimonio in allestimento, un bimbo in arrivo, la pressione 60-90, l'abito da sposa...uff quante cose!

Eccomi, finalmente dedita a me stessa, al mio pancione, al mio fidanzato e a poco altro. Mi serviva, lo aspettavo proprio...ed è arrivato.

Il blog è fermo, e non è che abbia poco da raccontare, ma ho capito che ogni tanto è giusto così, viene naturale ritagliarsi i momenti di silenzio. La vita parla già tanto da sé!

Che ne so, magari prossimamente potrei dare qualche consiglio su cerimonia, banchetto, fioraio, partecipazioni...e poi su pappe e pannolini, ma alla fine che ci fae di questi consigli?! Ognuno fa a modo proprio e va bene così!

Luego!

venerdì 4 giugno 2010

Prego per te, R.

In alcuni giorni viene da chiedersi perchè, il perchè di questo il perchè di quello, ma le risposte non si trovano. Le risposte ci sono sempre, ma capita che non siano fatte per noi, per essere comprese.
Mi sto chiedendo qual è il disegno più grande di tutto questo...perchè un disegno deve esserci, lo spero.
Sento il peso dei giorni che stanno trascorrendo, non ne finisce uno senza che abbia lasciato segno, non ne iniza un altro senza l'ansia di quello che potrà accadere.
Li vivo tutti, non mi tiro indietro e anche se cado momentaneamente nello sconforto mi aggrappo a tutto per poter restare ad un livello vitale. Aria.
Chiudo gli occhi, penso allo spazio del mare che si mostra infinito e mi ripeto dentro la parola aria, sì aria aria aria...

Prego per te, R., per un uomo che potrebbe essere meravigliosamente nonno.

domenica 23 maggio 2010

Tag? Boh!

Eccomi qui! Tutto bene, o quasi. Sono tornata a lavoro, finalmente, e dal punto di vista della riabilitazione miglioro sempre di più... grazie anche al mitico Paolo!
Oggi finalmente mi sento con un piede dentro l'estate e devo dire che non aspetto altro di metterci pure il secondo...piede, ovvio!
Mare.Da una vita non vado a far due passi sul nostro magnifico lungomare, mi manca vedere le onde incresparsi, sentire l'odore della salsedine e poi i pescatori, lì a rammendare le reti o a vendere il pescato.
Mi mancano un pò tante cose, sarebbe da lamentarsi continuamente, ma chi me lo fa fare?! Meglio accontentarsi.
Questa estate sarà all'insegna di un'abbronzatura blanda, di vestiti ampi e di scarpe comode che di più non si può. Proteggersi, questa è la parola d'ordine!

Ah, dimenticavo...
Domenica 30 Maggio ore 18 Teatro delle Api-P.S.Elpidio
Presentazione del libro "Racconto di te. I primi 18 anni di vita di un ragazzo speciale" di Jessica Dichiara
Per info www.ste-raccontodite.blogspot.com/


Io ci sarò!

lunedì 26 aprile 2010

Si parte sempre dal via!

Eccomi, finalmente un inizio: la prima tens!
Oggi ho fatto la prima terapia per rimettermi in sesto e questo mi mette di buonumore...non brancolo più in un'attesa non si sa quanto lunga e di non si sa cosa. Finalmelmente il primo passo per tornare attiva come prima.
Domani il secondo passetto e poi avanti di giorno in giorno per giungere alla decima casella, passando per la casella 3 maggio.
Proprio il terzo giorno del mese prossimo dovrò ritirare il dado e vedere quanti altri passi...in pratica visita controllo dall'otorino per vedere se le vertigini persistono, e poi dall'ortopedico per verificare che il collo sia tornato a muoversi adeguatamente.
Spero di tornare presto a lavoro, di poter riprendere in fretta la mia bici, di tornare a fare le scale di corsa, di tornare alla guida...spero.

Alla prossima tappa.

sabato 24 aprile 2010

Lamentarsi

Eh, lo so lo so, lamentarsi non porta a nulla... se non a passar tempo.
Anche se questo tempo non passa mai, va lento lentissimo.
Voglio una schiena nuovaaaaaa!

lunedì 19 aprile 2010

Cadetblue

wow wow wow oggi sto meglio! Ogni tanto il mondo rotea attorno a me e la schiena mi provoca, ma io non mollo.

Fortuna il sole, questo sole benedetto che mi scalda.

C'è ancora luce fuori, il cielo è di...non so, non è azzurro, ma è intenso.
Se trovate il modo di vederlo, il colore è questo, proprio questo "#5F9EA0" "CADETBLUE" (colori in HTML).
:) a quest'ora penso sia il più bel colore che potesse avere il cielo.

sabato 17 aprile 2010

Il mondo gira e va

Il mondo gira e va... che risveglio allucinante!
Ho passato la mattinata a tentare di fermare la stanza, ma nulla...ho dovuto cambiar stanza e gira pure questa !

La cosa che più mi manca è la libertà.

sabato 10 aprile 2010

Post incidente

Quanti auguri di pronta guarigione! Grazie, devo dire che mettono un pò di carica.

A chi mi conosce sembrerà strano vedere un post datato lunedì 5 aprile, e in effetti lo è...era un post con pubblicazione programmata, a volte devo ammettere che ne usufruisco.

Per chi mi chiede qualche aggiornamento. Pian piano mi sto rimettendo: dopo che il mio corpo si era preoccupato di testimoniare l'esistenza di tutti i muscoli che ho, finalmente sto iniziando a dimenticarne alcuni grazie al dolore che svanisce.
Mi dicono che sono nervosa, perdo la pazienza facilmente e devo dire che li credo; mi scuso, spero possiate capire...vivere così è uno strazio!

La testa continua a girare, pare sia il minimo dopo il volo che ho fatto!
Ieri RX alla colonna, lunedì le risposte, tengo le dita incrociate.

Perchè sto qui a scrivere? Eh, perchè in queste condizioni riesco a fare pochissimo, tipo scrivere, guardare la tv e leggere qualcosa di assolutamente non impegnativo. Essendo abituata a fare mille altre cose al giorno, ultimamente faccio presto a ricominciare la lista da capo più volte!

Avrei tante cose da dire, tutte quelle che ho notato in questi giorni da incubo, ma è già giunto il tempo di mettersi in piedi e far due passi...la schiena impera. Seduta, in piedi, distesa, seduta, in piedi, distesa...uff!

martedì 6 aprile 2010

Io odio

Forza e coraggio che dopo Aprile viene Maggio...sperando che almeno a Maggio riesca a tornare quella di un tempo.
Io odio gli incidenti. Io odio essere investita.

lunedì 5 aprile 2010

Cambiare il nostro temperamento

E' addestrandoci senza mai scoraggiarci nella trasformazione delle nostre emozioni che finiremo per cambiare il nostro temperamento.


Mattieu Richard

sabato 27 marzo 2010

Andiamo a votare

Io voterò.
Certo, ti pare facile da che parte stare? Chi, chi può parlare per me?
Oppure si può ragionare al contrario: chi, secondo me, assolutamente non parlerebbe come vorrei?
Eh, si può votare a favore, ma un voto può essere anche contro.
E ben vengano i voti contro, che almeno ci si esprima, che si tiri fuori un pò di interesse e si smetta di dire "la politica non fa per me".
La politica è di tutti, siamo noi la gente che vive nelle città e dobbiamo sbatterci per i nostri interessi...basta con il lassismo e lo sconforto, andiamo a votare!

venerdì 19 marzo 2010

Where is Love?

Love is in the air

Le donne si ribellano alla tradizione che le fa schiave

In Etiopia esiste una pratica culturale molto diffusa: il matrimonio forzato. Fino al 2003 il 69 per cento dei matrimoni era frutto di un sequestro.

L’uomo sceglieva la donna, la rapiva e la violentava. La mattina dopo lei diventava ufficialmente sua moglie. Non poteva né scappare né tornare dalla sua famiglia perché una donna che ha perso la verginità non ha altra scelta se non restare con l’uomo che l’ha stuprata.

giovedì 18 marzo 2010

Printemps

Respiriamo l'aria e viviamo aspettando primavera

siamo come i fiori prima di vedere il sole a primavera


Ta ta ta tan...apro la persiana e un'ondata di luce e calore mi fa girare la testa, mi sono innamorata del Sole!

lunedì 8 marzo 2010

Il freddo che...sim sala bim!

Ormai si vive di illusioni. Brevi sprazzi di calore che fanno credere sia arrivata la primavera e poi niente, riappare il freddo. Che tristezza, continuamente presi in giro dal meteo! Non è tanto il problema di stendere i panni e poi dannarsi perchè si è a lavoro e il diluvio sta inzuppando quanto ormai era asciutto, no, non è tanto questo. Piuttosto è non poter fare due passi sul lungomare perchè il vento prende a schiaffi, non poter respirare quel clima effervescente che a primavera solletica le narici.

Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli,
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che aman le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
ed allora discese lieve lieve
la fiorita di neve.


(Neve,U.Saba)

venerdì 26 febbraio 2010

Essere opportuni?!

Ma quando si è inopportuni? Quando agli altri non va bene cosa facciamo o diciamo? O semplicemente quando facciamo o diciamo qualcosa che gli altri non stanno facendo o dicendo? Quando cavolo si è inopportuni?
Quando si fa o si dice qualcosa col cuore -espressione inflazionatissima, però insomma quello, si capisce cosa intendo- di qualsiasi tipo sia, penso non sia possibile essere inopportuni.
Si è inopportuni quando si vuole il bene di una persona che non è più parte fisica e costante della propria vita? Si può essere considerati inopportuni quando si ricordano i bei tempi, che seppur andati sono stati belli e ricordiamo che lo sono stati?
Polemiche, chiacchiere e bla bla bla...ma che devo fare, poi mi infervoro!
Bla, qualunquista! Banale, banalissima...
Ma chi se ne frega!
L'importante è sentirsi la coscienza in ordine, è aver agito con buoni intenti, è aver tentato di far meno danni possibili...è quello che è stato.
Se solo si potesse sempre trovare il modo per farsi comprendere, se solo tutti i muri potessero essere abbattuti e le croci non esistessero più...se!

sabato 20 febbraio 2010

Un prezzo da pagare c'è sempre

"E invece un prezzo da pagare c'è sempre,c'è e basta. Io quelli che non vogliono pagare un prezzo non li capisco".

Se il prezzo da pagare per una magnifica storia d'amore, fatta di comunicazione, sostegno e passione, è quello di una multa salatissima, di un litigio con mia madre, di un'imprevisto dopo l'altro, dell'invidia di qualcuno, dei bastoni fra le ruote, dei panni da lavare,degli spazi ridotti, di qualche chilo in più, del dover pensar per due, del dover pulire un'acquario, del fare qualche vacanza in meno e di tutto quanto possa gravare, io sono pronta a pagare.

lunedì 8 febbraio 2010

Di sana pianta

Gli Articolo 31 non mi sono mai piaciuti, nonostante ciò mi sono ritrovata a canticchiarli in macchina o sotto la doccia, senza volontà, perché le radio mi avevano fatto il lavaggio del cervello...dai, chi è che non conosce Tranqi funky, Ohi Maria, Il funkytarro?
Io le ho odiate, così come le patatine del Mc Donald's, si odiano quanto si amano, per il loro gusto che... che è tutto loro, non trovi altrove! Buone per quanto son cattive.

Poi nell'ottobre 2006 esce J-Ax con Di sana pianta, disco che scopro circa un anno dopo e che quando mi capita di ascoltarlo penso possa tranquillamente essere classificato un'opera Verista.
Eh, sarà un azzardo, ma limate quello che ho detto e cercate di scoprirne il senso.
La prima canzone che ho sentito è stata proprio Di sana pianta, fatelo anche voi e ditemi se le parole, le idee che rappresentano, non rendono quanto la realtà.
E poi Piccoli per sempre e ...se non avete abbandonato l'ascolto prima del tempo, allora compratevi il disco.
Compratelo, basta scaricare!!!


sabato 6 febbraio 2010

Sabato pomeriggio, senza se e senza ma

Il sole sembrava prender coraggio ma d'un tratto si è ritirato, con conseguente calo dell'umore e panni stesi inzuppati come appena tirati fuori dalla lavatrice. Che fare se non mettersi le mani sui capelli? Eh, la cosa più utile da fare sarebbe accendere i riscaldamenti per non beccare il raffreddore, poi infilare le mani dentro ai guanti in lattice e iniziare le pulizie. Erica, du devi pulire!
Cambiata la lampadina del corridoio, sbirciato in internet e preso l'antinfiammatorio per il ginocchio, ora non ho più scusanti e devo, imperativo, devo fare le pulizie in questa umile dimora.

lunedì 1 febbraio 2010

Snowboard

-Sci o snowboard?
-La seconda che ha detto!

Tutto a nolo, per iniziare. Scarponi e tavola. Poi il maestro, cinque giorni due ore al giorno. Per iniziare.
Come si attacano gli scarponi, quale piede è quello che va avanti, come si frena, come si prende lo skilift e poi la seggiovia, le prime discese, le curve e patatrac cado a terra in una delle cadute più sciocche al mondo e mi ritrovo a camminare con il tutore a causa di una lesione di primo grado di un legamento.

...ragazzi, ci riproveremo l'anno prossimo!

In compenso ho conosciuto gente divertente, ho goduto del paesaggio innevato tanto quanto incantevole delle Dolomiti ed ho superato qualche piccola paura.
Grazie Lo.

mercoledì 20 gennaio 2010

Un pacco piccolo piccolo

Bussano, apre e non trova nessuno. Un pacco, un quesito. Lo prende, lo poggia e lo scarta. E' un sogno. Un sogno grande che è chiuso in pacco piccolo piccolo. E' il sogno di un bimbo, di un bimbo che vuole crescere, ma che non avrà modo di farlo.

Andò così: si tappò le orecchie per non sentire e strozzò il cuore per farlo tacere per sempre.

Un pacco piccolo piccolo, un sogno grande che di più non si può.

mercoledì 13 gennaio 2010

Agnese

Se la mia chitarra piange dolcemente
stasera non è sera di vedere gente
e i giochi nella strada
che ho chiusi dentro al petto
mi voglio ricordare.
Io penso ad un barcone
rovesciato al sole
in un giorno in pieno agosto
le biciclette in riva al mare
Agnese mi parlava
della sabbia infuocata
ed io non so perché
non l’ho dimenticata.
Lei mi raccontava
di quello che la gente
diceva del suo corpo
con malizia ed allegria
ed io che sto provando le cose che provavo ieri
non ho capito ancora.
Se è gelosia o se sono prigioniero
di questo cielo nero
e di un ricordo che fa male
e se continuo a bere i miei liquori inquinati
è vero che quei giorni
non li ho dimenticati.
È uscito un po’ di sole
da questo cielo nero
l’inverno cittadino
sembra quasi uno straniero
Agnese dolce Agnese
color di cioccolata
adesso che ci penso
non ti ho mai baciata.
Agnese dolce Agnese
color di cioccolata
adesso che ci penso...
Io vado in bicicletta
per sentirmi vivo
alle cinque di mattina
con la nebbia nei polmoni
però non c'è più Agnese
seduta sul manubrio
a cantar canzoni
a cantar canzoni.

lunedì 11 gennaio 2010

Svegliarsi...a cuscinate.

Ho pensato corresse, in realtà lui stava solo camminando. Io ero lento, pesante, i piedi affondavano e l'angoscia saliva. Soffiava il vento, le mani erano ghiacciate, lo stomaco chiuso dalla paura, i denti serrati, l'avevo anche fatta sotto. Le orecchie erano come tappate, sentivo soltanto il battito che bussava da dentro e che era lento quanto me. Ero perso. E sempre più lontano, sempre più su, quell'uomo saliva mentre io restavo lì. L'unica parte agile del mio corpo era il cervello: pensavo, lo facevo in fretta, correvo tra le idee. Mia moglie, mio figlio, i miei. Mi guardavo attorno, cercavo di risolvere, facevo come le scimmie di Kohler, ma niente. D'un tratto mi arrivò una pallata di neve in faccia, e poi un'altra mentre cercavo di ripulirmi e respirare, e subito un urlo, vivo, vicino, assordante.
-Papà, sveglia!
Era mio figlio e in faccia avevo beccato una cuscino, quello di mia moglie che cercava di svegliarmi. Che bello però svegliarsi a cuscinate.