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mercoledì 30 settembre 2009

Crisi

Crisi. Il tempo maledetto, la voglia che svanisce e il timore di sbagliare. Le tasse, i soldi, il famoso diritto allo studio, il dovere di studiare e le repentine sterzate di chi sale al comando. Riforme, continue riforme e poi controriforme, come non ci fosse esperienza sufficiente. Ti iscrivi ad un corso di laurea e te ne ritrovi un altro, un esame che vale 6 crediti da una parte si svaluta in 4 da un'altra, i programmi si allungano mentre altri si accorciano, gli esami lievitano o diminuiscono, i professori non ci sono, le rate si raddoppiano. Ma che cavolo di mondo è? Educatore professionale, educatore territoriale, educatore sociale territoriale,animatore socio-assistenziale... ma come devono chiamarsi questi disgraziati?
E le cooperative... che hanno tutto tranne che di sociale, che prendono il doppio, a volte il triplo, per il lavoro che ti pagano invece una miseria. Gli appalti, le gestioni miste, i curricula truccati o prestati per gareggiare, le commissioni che esprimono scelte senza rispettare criteri standard... e il termine "personalizzato" che diventa semplicemente ad personam per tutelare non si sa chi e non si sa cosa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Erica,

sono perfettamente in sintonia con il tuo intervento.
Ma sta a noi educatori prendere in mano il nostro destino.

Un saluto

Francesco Castracane

EricaM ha detto...

Dici bene tu... che vorresti fare? Sono anni che mi preoccupo di informare le persone su questo lavoro, perchè l'informazione fa conoscere... e se non conosci non puoi di certo riconoscere!
Ma ci si demoralizza, soprattutto quando istituzioni come la Scuola (chiamala università in questo contesto)subisce riforme che cambiano troppe cose, veramente troppe. La storia dell'educazione ce lo dimostra: i governi che alternativamente diventano responsabili della formazione spazzano via quanto deciso da quelli precedenti (e di recente si susseguono anche in meno di 5 anni!!!). Come è possibile che i Ministri la pensano così diversamente?
E poi, perchè si permette alle università di inserire nei piani studio materie secondo il proprio gusto (o la propria convenienza)? L'autonomia va usata per raccordarsi col territorio,ma non penso che la distanza di 100km faccia differire piani studio così come ne ho visti.
Non so se mi sono spiegata...sarà comunque evidente il tono polemico.

Dimenticavo di ringraziarti per il commento...grazie!