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mercoledì 28 gennaio 2009

Il cuore del maestro

Un bonzo chiese al suo maestro:-Sei nel tuo cuore?
Il maestro rispose:-No, sono nel mio cuore.

Porre una domanda così sciocca a un maestro significa che il bonzo lo mette in dubbio.Solo un discepolo può fare una domanda simile.Un maestro capisce al primo sguardo se il suo interlocutore è nel suo cuore oppure no.Quando una persona raggiunge un certo livello di coscienza,riesce a vedere questo livello in tutti gli altri.
Vediamo il nostro livello di coscienza negli altri.Tutti la possiedono.D’altra parte, tutti possiedono tutti i livelli.(…)
Più si è coscienti e più si vede.
-No,non sono nel mio cuore-il maestro vuol dire:-Non sono nel cuore che tu immagini, il cuore che tu puoi vedere.Di che cuore parli?Puoi parlare soltanto del livello che conosci, il tuo. Che cosa rappresenta “il tuo cuore” per te? Io non sono nel cuore di cui parli. Sono nel mio.
Il maestro ha cancellato così la proiezione del suo discepolo.Non ha cercato di esistere nel desiderio o nella speranza dell’altro.Non sta al mondo per rispondere alle aspettative dell’altro.
In un libro sulla gestalt-terapia, Pearls ha scritto una poesia che diceva più o meno così:
Non sono venuto al mondo per colmare le tue aspettative.
E tu non sei venuto al mondo per colmare le mie.
Se ci siamo incontrati, è perchè l’Universo l’ha voluto.
Allora camminiamo insieme.
Se un giorno ci siamo separati, è perchè non poteva essere altrimenti.
Il maestro dice al discepolo:-Non sono venuto al mondo per colmare le tue aspettative.Io sono nel mio cuore.


Tratto da Il dito e la luna,A.Jodorowsky

martedì 27 gennaio 2009

Che razza di soggetto sei tu?

La gente si arrampica con i tacchi a spillo!
La pochezza.
Ma non sono stata delusa, giusto sorpresa e comunque sempre più convinta della scelta che ho fatto.
Mi chiamano continuamente signora e ormai mi ci sono abituata, visto anche che gli anni passano, ma proprio nell'ultimissimo periodo penso di esserlo veramente e non solo apparentemente. Sì, sì sono proprio una signora!

Un'auto proclamazione?No, mi spiace, ma signora mi ci hanno fatto diventare.
Ringrazio tutti gli stronzi che ho incontrato in vita mia e ringrazio anche molto la mia miopia, perché col fatto che non ci vedo bene sono costretta ad osservare bene chi ho di fronte...e pian piano metto a fuoco il soggetto.
Che brutto definire soggetto una persona, ma ricordo una frase che diceva mio nonno:-Ma che razza di soggetto sei tu?. Non ho mai trovato nulla di meglio che esprimesse sdegno.

Ho usato una parolaccia, scusate.

domenica 25 gennaio 2009

Canova in mostra a Forlì

Assolutamente da non perdere è la mostra su Canova a Forlì. Non capita spesso di avere l'occasione di osservare da vicino la bellezza di opere magnifiche.
Io sono di parte perchè adoro le sculture classiche e quanto si ispira ad esse, però penso che guardando qualche immagine venga voglia anche a voi di spendere il vostro tempo per goderne.
Le sculture di Canova rappresentano la Bellezza...o forse lo sono!

Da oggi all'1 giugno.
Da Lunedì a Venerdì 9.30- 19.00
Sabato,Domenica e giorni festivi 9.30-20.00

giovedì 22 gennaio 2009

AMORE LIQUIDO di Z.Bauman

Nulla è più visibile da una parte sola, la perdita di senso e di orientamento accompagna gli sguardi degli amanti che vedono mondi diversi, ove nessuna direzione è più marcata di un’altra: “…l’effimero che/stranamente ci riguarda. Di noi, i più effimeri. Una volta/ogni cosa soltanto una volta. Una volta e non più. E anche noi/ una volta. Mai più…”. I possenti versi rilkiani della IX Elegia duinese ci ricordano l’ineffabile, liquido, legame dell’uomo con le cose del mondo, rivelano l’acuta diagnosi di un’umanità senza più diritti, senza più passioni realizzabili, priva ormai della capacità di scegliere, esposta al dominio quotidiano dell’alienazione.

Anche le relazioni personali, i legami sociali tendono a dissiparsi, a disgregarsi, sempre più revocabili, sempre più effimeri. Tuttavia, per Bauman, siamo in presenza di “un’inedita fluidità, fragilità e intrinseca transitorietà che caratterizza tutti i tipi di legame sociale che solo fino a poche decine di anni fa si coagulavano in una duratura, affidabile cornice entro la quale era possibile tessere con sicurezza una rete di interazioni umane”(p.126). Lo stato magmatico dei legami personali e sociali produce un individuo afflitto dalla solitudine, egoista ed egocentrico, che vive nel tempo del non più e del non ancora, vede l’altro come un’antagonista, scava trincee, tende imboscate, perché è costretto a muoversi in un gelido mondo neo-darwiniano.

Stiamo vivendo - avverte Bauman - una nuova fase della modernità all’insegna del principio della sopravvivenza che spazza via la fiducia, la compassione, la pietà e prelude ad un gorgo di smarrimenti e stordimenti dove uomini e donne si scoprono dilaniati tra il vuoto esterno e lo svuotamento interiore.

Non c’è “gabbia d’acciaio” che regga; la modernità liquida è pervasiva, vischiosa, penetrante e disintegra tutto ciò che tocca, raccomanda “mantelline leggere e aborre le gabbie di ferro”, intacca la solidarietà umana,“la prima vittima dei trionfi del mercato dei consumi”. Ed è il consumismo, cioè il ritmo del susseguirsi di acquisti, che trasforma geneticamente l’homo faber della fase solida della modernità nell’homo consumans della fase liquida; quest’ultimo, disorientato da mille cartelli stradali e cooptato dai messaggi che si rincorrono freneticamente sul display del telefono cellulare è “l’unico punto stabile nell’universo degli oggetti in movimento” (p.83).

L’esito di questo processo è preoccupante perché radicalizza l’atomizzazione sociale e genera forme inedite di individualismo e di xenofobia ma il fenomeno più grave è l’espropriazione dell’agire in comune ripiegato sempre più “sugli affari che sono a portata di mano, su questioni locali e su rapporti circoscritti” (p.139).

In altri termini, le città globali si stanno trasformando in veri campi di battaglia su cui poteri globali, identità locali, mixofobia e xenofobia si incontrano e si scontrano al fine di rabberciare soluzioni locali a contraddizioni globali.

Ma quello che inquieta è che si tratta soprattutto di rifiuti umani (i non luoghi dei campi profughi recintati nel ricco Occidente o il surplus di umanità che sopravvive in ampie parti del globo) che la globalizzazione capitalistica attrae ed espella.

Chissà che non valga la pena – è l’invito dell’autore ai suoi lettori in alcune belle pagine del libro – riprendere in mano il vecchio Kant, quello della Pace Perpetua, che meditò sul fatto che tutti noi abitiamo e ci muoviamo sulla superficie della terra e non abbiamo altro luogo in cui andare, destinati come siamo a restare per sempre in reciproca compagnia e immaginò un mondo meno liquido e più solido per un viaggio, ‘non utopico’ verso “l’unità universale del genere umano”.

lunedì 19 gennaio 2009

Il corteggiamento?E' una formula matematica!

Scienziati dello University College of London dicono che esiste una formula matematica rapressentativa del corteggiamento uomo-donna.
Sembra che il tempo sia una variabile determinante, uomini cari dovete portar pazienza e non mollare.
Le donne - dicono i cervelloni- hanno bisogno di tempo per poter conoscere il corteggiatore, lo scrutano, ne osservano le mosse.
Temporeggiare quindi ridurrebbe il numero delle probabilità di sbagliare partner!
La teoria del gioco applicata al gioco amoroso. Lui e lei escono insieme più volte e il gioco prevede, come ovvio, due esiti: positivo, se i due escono insieme, o negativo, se lei alla fine rifiuta il pretendente.
L'esperto dice che accendere duecento candele per illuminare la stanza, portarla al cinema a vedere un love movie, invitarla a stare col naso in sù per guardare le stelle serve, serve tutto...serve agli uomini per conquistare la loro amata e serve alle donne perchè i cattivi ragazzi non perdono così tanto tempo per arrivare al dunque.

Che cosa ti aspetti da me?

[…]ho dedicato quegli anni alla rilettura, scoprendo come cambiano i libri col nostro cambiare e quanto poco ci resta di essi[…].

Tommaso Perez, noto fisico nucleare confinato in una casa di riposo. Ora lo aspetta un groviglio di ricordi e di nuove emozioni. Io ho l’anima del bambino che ero e il corpo del vecchio che sono.

Triste, molto, a tratti ma di colpo l’ironia di un anziano all’apparenza scorbutico ci regala un accenno di sorriso (io ho riso proprio!). E poi, anche qui, Licalzi ci mette in mezzo l’amore. L’amore fa parte della vita, anche di quella ricca di esperienze, degli anziani appunto. A volte ci si può commuovere, l’autore ci si mette d’impegno e tira fuori argomentoni come il significato della vita, l’esistenza di Dio e il dolore dovuto alla perdita delle persone care (pag 39).

Grazie ad Elena, la bellissima settantasettenne che era insegnante di danza.”Elena che cosa ti aspetti da me?”.Lei si è voltata, mi ha guardato negli occhi, e con un lieve sorriso mi ha risposto “Mi aspetto che tu non mi chieda che cosa mi aspetto da te”.”Ho sempre mal sopportato il peso delle aspettative che gli altri avevano su di me, anzi che anno, perché neppure adesso mi lasciano in pace”.”[…]le ero così grato, molto più grato che mi avesse detto semplicemente: Niente.

Anche in questo libro, come vi ho accennato tempo fa, Licalzi mostra un particolare interesse per il mondo femminile, lo descrive bene. Delle donne celebra la sensibilità e nel contempo la forza.

Ma come fanno le donne ad essere così fragili eppure così forti?Di quanti strati è composta la loro personalità?Quale segreto nascondono nel fondo dell’anima?Lo sanno, loro,almeno, lo sanno?Io credo di no, altrimenti non si porterebbero dentro quel sottile disagio esistenziale, quell’impalpabile senso di inadeguatezza che le rende così misteriose e vulnerabili, così sensibili e complicate, così imprevedibili. Vivi con un uomo per qualche giorno e lo conosci per tutta la vita. Una donna, invece, puoi passarci una vita e un giorno ti sorprenderà, e forse sorprenderà anche se stessa.

Io nella prima pagina dei libri che lego di solito annoto le pagine che vale la pena rileggere, fra quEste pagg 153-154. Degne di nota anche le lettere di TommaSo Perez, ma quesTe dovete cercArle da soli!

Il filo

Lasciò la porta socchiusa.Doveva andare, ma non riusciva a staccarsene. Quel piccolo spazio fra i battenti della porta la lasciava fantasticare su un filo che li avrebbe uniti ancora a distanza.

domenica 18 gennaio 2009

I fiori sono deboli. Sono ingenui.

Mi domando’ bruscamente, senza preamboli, come il frutto di un problema meditato a lungo in silenzio:
“Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?”
“Una pecora mangia tutto quello che trova”.

“Anche i fiori che hanno le spine?”
“Si. Anche i fiori che hanno le spine”.

“Ma allora le spine a che cosa servono?”
Non lo sapevo.
(…)
Ero irritato per il mio bullone e risposi a casaccio:
“Le spine non servono a niente, e’ pura cattiveria da parte dei fiori”.
“Oh!”
Ma dopo un silenzio mi getto’ in viso con una specie di rancore:
“Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui.
Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine…”
(…)
Il piccolo principe disturbo’ di nuovo le mie riflessioni.
“E tu credi, tu, che i fiori…”
“Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie, io!”
Mi guardo’ stupefatto.
“Di cose serie!”
(…)
“Parli come i grandi!”
Ne ebbi un po’ di vergogna. Ma, senza pieta’, aggiunse:
“Tu confondi tutto… tu mescoli tutto!”

sabato 17 gennaio 2009

Ratatouille...

Nasino rosa,zampette dello stesso colore e un musetto assolutamente buffo...è il topo del cartone Ratatouille.
Una trama improbabile: uno sguattero manovrato ad arte, come fosse un burrattino, da un topo che risiede sopra la sua testa (sotto al cappello).
Un amore fra la chef-essa e il suddetto sguattero,il quale si riscopre figlio erede del famoso chef proprietario del ristorante, fa da cornice al tutto.
E' un cartone animato a Parigi e qualcosa di romantico doveva starci.

mercoledì 14 gennaio 2009

Cinema...Sette anime

Il sodalizio tra Muccino regista e l'attore Will Smith ha prodotto un secondo film strappalacrime criticato moltissimo.
Prevedibile il finale già da quando si può usare l'avverbio presto, è vero, anche esagerato volendo, ma a mio modesto parere devo dire complicato.
Può non sembrare, in realtà, il complicato è un complimento. Potrei utilizzare un sinonimo, magari articolato o banalmente intrecciato...potrei ma non voglio!
Cercando di spiegare a chi ha visto il film con me, ho detto:- Tutto riporta!
Nonostante una piccola leggerezza (per me che sono maniaca della coerenza) riassumibile con una questione:- Ma dov'è finito il fratello che prometteva di bussare se lui non fosse uscito subito? (può capire solo chi ha visto il film).
Bella la scena di lei nella vasca, che si immerge fino a coprire le orecchie per ascoltare il battito del cuore...lo so, lo so, che detto così suona un pò scientifico, ma assicuro che è assolutamente romantico.

Prove di energia pulita

Oggi si può comprare elettricità verde, che deriva da fonti rinnovabili. Il risparmio sulla bolletta per ora è relativo. Ma sarà la scelta del futuro

L’azione si svolge in una metropoli occidentale dove, improvvisamente, si scatena una pioggia di oggetti non identificati. Una scritta in sovraimpressione avverte: “Ogni giorno cadono dal cielo 970 trilioni di kWh di energia. Per fortuna non li vediamo, ma non usarli è un peccato”.

Gli spot verdi che promuovono energia elettrica pulita, cioè prodotta da fonti rinnovabili, anche qui sono sempre più frequenti. Promuovono le offerte che ormai tutti i produttori energetici italiani mettono a disposizione dei singoli clienti. A fare da detonatore è stata l’apertura alla concorrenza nel mercato domestico dell’energia elettrica del 1° luglio 2007. In pratica oggi si è liberi di firmare un contratto con un diverso operatore, scegliendo quello più conveniente.

Le rinnovabili sono state indicate dall’Unione europea come la strada preferenziale per riuscire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica previsti per i prossimi anni. L’energia elettrica prodotta con fonti eoliche, solari, geotermiche, idroelettriche e alcuni tipi di biomassa, infatti, ha un impatto nettamente inferiore sull’atmosfera rispetto a quella prodotta da petrolio, carbone e gas naturale. Cioè dai combustibili che solitamente si utilizzano nelle centrali termoelettriche. Le indicazioni europee sono frutto del trattato di Kyoto, secondo cui il nostro Paese dovrà, entro il 2020, ridurre del 20% le emissioni di CO2. E arrivare a una produzione di energia da fonti rinnovabili pari ad almeno il 20% del totale. Obiettivo condiviso anche dalla linea politica di Barack Obama che, non a caso, già in campagna elettorale aveva annunciato l’intenzione di investire sulle rinnovabili.

Liberamente tratto da un articolo di Marco Boscolo su La Repubblica delle Donne

giovedì 8 gennaio 2009

Un coltello in tasca

Non un coltello da cucina, naturalmente, nè un coltello da malavitoso a serramanico. Ma neppure un temperino.Diciamo un Opinel n°6 o qualcosa di simile. Un coltello che sarebbe potuto appartenere a un nonno ipotetico e perfetto. Un coltello che lui avrebbe tenuto nella tasca dei pantaloni di velluto color cioccolato a coste larghe e che avrebbe tirato fuori all'ora di colazione per infilzare con la punta le fette di salame, per sbucciare lentamente la mela, con il pugno stretto intorno alla lama. Un coltello che avrebbe richiuso con un gesto ampio e cerimonioso, dopo il caffè bevuto in un bicchiere- segnale, per ciascuno, di dover tornare al lavoro.
Un coltello che ci sarebbe parso stupendo da bambini:un coltello per l'arco e le frecce, per foggiare la spada di legno con l'impugnatura intagliata nella scorza- il coltello ritenuto troppo pericoloso dai genitori quando eravamo piccoli.
Ma un coltello per cosa? Visto che non siamo più ai tempi del nonno e non siamo più bambini. Un coltello virtuale,dunque, e con un ridicolo alibi:<>
Sappiamo che non servirà. Non consiste in questo, il piacere. Un piacere assolutamente egoistico: una bella cosa inutile di legno caldo o madreperla liscia, con un segno cabalistico sulla lama, da veri iniziati: una mano incoronata, un ombrello, un usignolo,l'ape sul manico. Sì, lo snobismo ha sapore se è legato a questo simbolo della vita semplice. All'epoca del fax, è un lusso rustico. Un oggetto a sè, che riempie inutilmente la tasca e che tiriamo fuori di tanto in tanto, non per servircene, ma per toccarlo, guardarlo, per la soddisfazione ingenua di aprirlo e richiuderlo. In questo presente gratuito sonnecchia il passato. Pochi secondi e ci sentiamo al tempo stesso il nonno bucolico con i baffi bianchi e il bambino in riva all'acqua tra l'odore del sambuco. Il tempo di aprire e richiudere la lama e non siamo più di mezza età, ma di due età insieme- questo è il segreto del coltello.

Inizia così La prima sorsata di birra di Philippe Delerm e seguono poi altri piccoli piaceri della vita.