Un coltello che ci sarebbe parso stupendo da bambini:un coltello per l'arco e le frecce, per foggiare la spada di legno con l'impugnatura intagliata nella scorza- il coltello ritenuto troppo pericoloso dai genitori quando eravamo piccoli.
Ma un coltello per cosa? Visto che non siamo più ai tempi del nonno e non siamo più bambini. Un coltello virtuale,dunque, e con un ridicolo alibi:<
Sappiamo che non servirà. Non consiste in questo, il piacere. Un piacere assolutamente egoistico: una bella cosa inutile di legno caldo o madreperla liscia, con un segno cabalistico sulla lama, da veri iniziati: una mano incoronata, un ombrello, un usignolo,l'ape sul manico. Sì, lo snobismo ha sapore se è legato a questo simbolo della vita semplice. All'epoca del fax, è un lusso rustico. Un oggetto a sè, che riempie inutilmente la tasca e che tiriamo fuori di tanto in tanto, non per servircene, ma per toccarlo, guardarlo, per la soddisfazione ingenua di aprirlo e richiuderlo. In questo presente gratuito sonnecchia il passato. Pochi secondi e ci sentiamo al tempo stesso il nonno bucolico con i baffi bianchi e il bambino in riva all'acqua tra l'odore del sambuco. Il tempo di aprire e richiudere la lama e non siamo più di mezza età, ma di due età insieme- questo è il segreto del coltello.
Inizia così La prima sorsata di birra di Philippe Delerm e seguono poi altri piccoli piaceri della vita.
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