@

dibeneinpeggio.blog@libero.it

lunedì 29 dicembre 2008

Arbasino stronca La Dolce Vita

«Flaiano conosceva meglio di tutti l'ambiente intellettuale di Roma... Ma da dove sono venuti quegli intellettuali che ne "La dolce vita" dicono quelle stupidaggini tremende?».
Lui, in via Veneto, era di casa e apparteneva alla compagnia di giro notturna che ben prima del film di Fellini si spostava nel triangolo compreso tra Rosati, il Café de Paris e Doney.
Arbasino attacca:«Flaiano sapeva benissimo cosa fosse il salotto Bellonci, chi frequentava la casa di Emilio e Leonetta Cecchi. C'erano signore intellettuali, Paola Masino, i coniugi Graziadei, i D'Avack, tutt'altro tipo di intellettuali rispetto al film, cioè grandi avvocati e signore laureate... Non corrispondono a quei personaggi così ridicoli, nella loro tragicità».
Arbasino torna ai tempi più belli: «Io andavo al "Mondo" poi a mangiare in una trattoria di via Frattina che non c'è più o da "Cesaretto" in via della Croce. Poi al cinema, o al teatro. Infine di nuovo a mangiare. Si finiva a via Veneto... orari spagnoli». E qui il primo affondo: «Il film ha segnato la fine della vera dolce vita, che non si chiamava così perché il titolo è di Flaiano. Dopo il film arrivarono frotte di turisti, e addio. Una vera tragedia. Lì nacque un'altra battuta di Flaiano: "Vedi, quelli? Credono di essere noi"». Ma non finisce qui. Arbasino tira un sospiro di sollievo: «C'è stata vera saggezza. Perché nessuno di noi veri avventori della dolce vita partecipò al film. Fellini era un amico, veniva a sedersi spesso ai nostri tavoli, conosceva tutti benissimo, arrivava in compagnia di Guidarino Guidi. Al tempo delle riprese ci chiese spesso di partecipare interpretando noi stessi. Una sera ci invitò a vedere via Veneto ricostruita a Cinecittà da Piero Gherardi». Qui il giudizio di Arbasino è positivo: «Era tutto molto accurato, un Doney perfetto con un po' di Excelsior dietro... Visto che avevamo approvato tutto, Federico tornò all'attacco: "non prendereste parte a qualche ripresa, così..." E noi tutti insieme "no, no, no". Guidarino Guidi insisteva molto. E saggiamente rimanemmo fuori. Era facile prevedere che in seguito si sarebbe stati "sbertulati". Un termine dell'epoca per dire "presi in giro" ».
Il più bel ricordo legato al film, secondo Arbasino, è la prima proiezione di prova: «Una copia di montaggio non ancora doppiata, ogni attore parlava nella sua lingua, sul sottofondo c'era la voce di Fellini che dava indicazioni, invece della musica di Nino Rota c'era in modo ossessivo L'opera da tre soldi di Kurt Weill che aiutava a fare atmosfera durante le riprese. Affascinantissimo ».

Liberamente tratto da un articolo di P.Conti su Corriere della Sera-----------------

2 commenti:

lorenzoS ha detto...

Film sconsigliato per una serata in compagnia!!!

secondo me dovrebbe essere venduto in farmacia come sonnifero!!

----PERO' C'E' CHI DICE CHE C'E' BELLO!!!

Anonimo ha detto...

Bisogna proprio ammettere che il film è lentino...però, cavolo, è un classico e va visto!
Io mi osno fermata al primo dvd, il seocndo magari me lo guardo in una serata uggiosa e assolutamente da sola.

Attendo di vedere il cartone Spirit!...che non è il film che è ora al cinema, tralaltro visto qualche giorno fa e votato un bel 7 e mezzo!(votato da me, modestamente!)