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giovedì 5 agosto 2010

La famiglia (capitolo III )

Il sorriso di Silvia spesso era accennato, quasi non volesse mettere in imbarazzo chi aveva di fronte. Capitava anche che fosse vivace, notevole e rumoroso quando accompagnava il sorriso altrui, per qualcosa che aveva combinato lei. Le piaceva l’idea di far ridere. Anna aveva risate fragorose, scroscianti, molto più evidenti di quelle di Silvia. Bastava poco per far ridere Anna: la battuta del peggiore dei comici, la caduta di un pagliaccio e i litigi fra i vip della televisione. Lino sorrideva. Ci voleva molto per farlo ridere e quando vedeva la moglie farlo si innervosiva. Le risate di Gina erano davvero poche. La rabbia di Silvia era un fulmine a ciel sereno, perché tendeva a tener dentro le insofferenze ma sempre con insuccesso. Vomitava ogni più piccolo dettaglio che l’aveva infastidita, roba vecchia di mesi, il tono della voce si faceva roco fino a finirlo, gli occhi le si inumidivano. La rabbia di Anna era come una scheggia impazzita. Gettava oggetti a terra, gridava e piangeva nel contempo, diventava paonazza e metteva sempre le mani sui capelli. La rabbia di Anna era dovuta alla disperazione, quella di Silvia era per rivendicare. Lino era incontenibile nei momenti di tensione, forte com’era bisognava stargli lontano. Tutta la sua virilità veniva fuori solo quando era fra le mura della sua casa, fuori era generalmente accondiscendente. Forse in casa cercava di far valere il suo ruolo di uomo. Gina si appellava alla proprietà. La casa era sua e avrebbe sbattuto tutti fuori. L’età avanzata non le permetteva di far paura con la voce, né con la forza. Arrabbiarsi con lei era facile, si metteva di impegno per stuzzicare.

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