@

dibeneinpeggio.blog@libero.it

sabato 22 agosto 2009

Ambarabacciccicoccò, la mazzetta nel comò

"Accuse inconsistenti, circuito mediatico giudiziario prima del voto, fuga di notizie". Tuonava come da copione il Pdl appreso dell´inchiesta a carico del candidato alla presidenza della Provincia di Modena Luca Ghelfi, avvocato civilista ex Udc, accusato assieme al commercialista Ruggero Speranzoni di aver intascato mazzette per truccare un'asta immobiliare del Tribunale. Il sottosegretario ex Udc Carlo Giovanardi, che ha già annunciato un nuovo capitolo del bestseller Storie di straordinaria ingiustizia, vorrebbe "capire perché, senza un minimo di prudenza e di riservatezza, gli atti istruttori in avvio d´indagini preliminari siano stati così precipitosi tanto da rischiare di condizionare la tornata elettorale (8 giugno)". E puntuale, alla ripresa dei lavori parlamentari, il ministro Alfano risponderà all´interpellanza del deputato reggiano Emerenzio Barbieri, anche lui transfuga dall´Udc.

La vendita all'incanto e la denuncia che ha fatto scattare l´inchiesta dei pm Claudia Natalini e Stefania Mininni sono di fine maggio. Secondo il quadro accusatorio che ha portato all'arresto in flagranza del commercialista, i congiunti dell'ex proprietario di tre lotti d´immobili pignorati per debiti ottengono precise garanzie dal loro legale di fiducia Ghelfi: ossia che previo pagamento di 25mila euro a Speranzoni, deus ex machina delle aste e in passato curatore fallimentare, sarebbero riusciti a tornare in possesso dei beni di loro interesse perché non vi sarebbero stati rialzi. L´unico concorrente, difatti, è un prestanome del commercialista. Tutto fila liscio fino a che i parenti dell'esecutato non presentano denuncia, infastiditi dall'entità del versamento: fra l'altro solo 15mila euro finiscono a Speranzoni, il resto è la cresta dell'avvo-candidato di fiducia.

Il denaro, con l'apporto fondamentale delle intercettazioni telefoniche, lo scovano i pm eseguendo con la Guardia di Finanza le perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni dei due indagati per estorsione e turbativa d'asta. Presunti innocenti, certamente, ma Speranzoni finisce in manette (poi scarcerato settimane dopo per il venir meno delle esigenze cautelari) col malloppo sotto lo studio legale, il candidato alla presidenza della Provincia viene trovato con una mazzetta da 500 euro nel portafogli e "solo" 4.500 euro nel comodino di casa. Se si fosse atteso il voto, dunque, non ci sarebbero stati i sequestri del denaro poi blindati dal Riesame. Giovanardi propala sui quotidiani la "giustizia ad orologeria" mentre Emerenzio Barbieri, già noto alle cronache per aver lamentato la mancanza di un parrucchiere gratuito alla Camera per le colleghe, sottopone al ministro Alfano "le modalità spettacolari del blitz della Finanza ed il clamore mediatico che hanno accompagnato la vicenda alla vigilia del voto" chiedendo l´invio di ispettori per la "divulgazione di notizie riservate". Che resta tutta da provare. Gli atti noti a difensori, indagati e Gip sono pubblicabili e la notizia della perquisizione nello studio legale certo non ha fatto l'interesse dell´accusa: l´unico quotidiano a pubblicarla l´indomani, Il Resto del Carlino, non ne spiegò bene le ragioni: non era a conoscenza degli altri sequestri e neppure di chi fosse coinvolto ("forse è indagato un cliente di Ghelfi"). Intanto però si aprì il varco alle solite litanie sulla giustizia ad orologeria, a prescindere dai fatti, naturalmente.

di Stefano Santachiara,Il Fatto Quotidiano

Nessun commento: