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lunedì 3 novembre 2008

Lo spazio e le invasioni


Lo spazio esiste e penso che esista per essere invaso, o comunque occupato.
Invadere dà un pò di violenza, lo so, ma capita e non sempre dispiace. Magari occupare prepotentemente serve ad affermarsi, lo sanno gli animali che lottano per dominare i territori e lo sappiamo noi che di storie di invasioni ne abbiamo studiate a scuola e continuiamo a sentirne parlare leggendo il giornale, ascoltando la radio, la tv o navigando le pagine di internet.
Ogni giorno ci sono invasioni.

Anche nello sport si invade il campo. Ricordo che ai tempi delle superiori, durante la lezione di educazione fisica, nel mentre della partitella a pallavolo, c'erano molte invasioni di campo. Una mano che va un pò più in là e che magari permette di prendere punto, se l'arbitro non si accorge.
Invasione quando si fanno domande personali, invasione quando il mondo del lavoro si mischia con quello familiare, invasione quando la propria vita invade quella altrui...invasioni tutte.

E a volte si spera invece di essere invasi, si desidera di essere coinvolti, tirati dentro al turbine e non mollati più. A volte. Non è mica scontato trovare l'intimità giusta a confidarsi!Ma questa è un'altra storia di invasioni.

C'è invece chi occupa spazio, lo attraversa e lo fa in punta di piedi. Nessuno, o quasi, se ne accorge. Col passo felpato, adagio, entra, staziona e poi va via.
Una comparsa, un istante, un.

Un: articolo indeterminativo, maschile, singolare.


Potrei [...] definire come tempo e non come spazio quel vuoto che mi è parso di riconoscere nell'attraversarlo.
(Italo Calvino)

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