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mercoledì 6 agosto 2008

Holidays...a dritto!

Ci volevo andare da una vita, per capire che diamine ha Londra da essere meta di una marea di persone, pure degli stranieri clandestini che arrivano in Italia (scambiandola per le Indie!).
Immagino il caos, tanti volti con gli occhi a mandorla, stravaganti adolescenti con i capelli dritti e le catene attaccate ai jeans scuciti...e di fianco passare gli omini "delle 24ore", i manager della city!
Omini può risultare offensivo, ma a me paiono come le pedine di un gioco e in fondo mi fanno simpatia.
Lì nessuno può avere la puzza sotto al naso, non esistono -penso- le distanze che si hanno qui, camminano tutti appiccicati, ognuno certo sul suo percorso (il solito immagino). WALK...STOP!

GLI SPAZI Non ricordo chi, ma qualcuno mi disse che nello spazio oltre la lunghezza del braccio ci stanno gli sconosciuti, nello spazio fra la punta della dita e il gomito ci sono gli amici, e dentro, tra il petto e il gomito ci sono le persone care. (Sociologia spicciola!)


Ricordo ancora la foto della pianta della metro londinese (underground) che avevo sul libro delle scuole medie, la stessa che poi ho ritrovato in quello delle superiori, nonchè l'immagine di tanti serpentoni colorati che si incrociano talvolta.

Poi torno, ma giusto il tempo di far asciugare i vestiti (spero non piova!) e di riporli in valigia, ma sta volta molto più leggeri. Toscana, vacanza rilassante prima di ricominciare a lavorare a pieno regime.
Agriturismo, piscina, sole, terme...e cibo! Poi di corsa in palestra a smaltire i 4 chili che avrò preso!!!
Che dire...buone vacanze.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

LONDRA VISTA CON GLI OCCHI DEI POETI:
Guardare la città attraverso lo sguardo dei poeti…provare a chiudere gli occhi per lasciarsi guidare dalla musicalità che viene fuori dai loro versi, per dimenticarne la fisicità e lasciare posto alle immagini che la poesia prova a tradurre in parole…


Una sola città descritta da cinque poeti nel lungo trascorrere di due secoli: tante immagini, una diversa dall’altra che raccontano esperienze differenti, stati d’animo contrastanti, emozioni forti, di amore e di repulsione. Ognuno di loro ha attraversato Londra, si è mosso nelle sue strade, ha incontrato i suoi abitanti, scrutandone visi ed espressioni, ne ha assaporato bellezza e orrore, guardando con occhio attento tutto ciò che li circonda, catturando ogni più piccolo dettaglio che potesse servire a rendere l’immagine più nitida.
Quello che ne è venuto fuori è una galleria di raffigurazioni diverse, ciascuna che racchiude una faccia di Londra, reale e affascinante.
Il volto di Londra però ha subito grandi cambiamenti nel corso di due secoli; per un assurdo paradosso quanto più l’uomo ha approfondito le sue conoscenze, quanto più le sue capacità lo hanno messo all’altezza di migliorare molti aspetti della sua vita, tanto meno la città ne ha tratto vantaggio, perdendo la sua semplicità e il suo scopo primo: mettere gli uomini in relazione gli uni con gli altri, secondo un ordine razionale, e permettere loro una vita migliore.
Se nel 700 Samuel Johnson e James Thomson hanno criticato l’immoralità e l’incapacità della città di dare all’uomo le stesse sensazioni di pace che la natura sa rendere, allo stesso tempo ne hanno apprezzato la vitalità, le luci, la ricchezza.
Già nell’800 però un poeta sensibile e attento come William Blake non vede in essa null’altro che dolore segnato sul volto delle persone che incontra per le strade di Londra.
La città cresce, l’industrializzazione migliora il tenore di vita, ma aumenta il senso di isolamento, e le persone affollano le strade delle città ma solo per correre a lavoro, senza avere il tempo e la voglia di guardare gli uni negli occhi degli altri; e un poeta innamorato della Natura come William Wordsworth non potrà fare altro che osservare Londra all’alba, quando tutto è ancora addormentato, quando la calma della notte copre ancora i rumori assordanti delle fabbriche.
Ma non ci si potrà continuare a nascondere dietro momenti di calma momentanei, la città riflette ciò che siamo e ciò che abbiamo dentro e un poeta non può a lungo tacere, non può rinnegare la sua anima.
T. S. Eliot dipingerà con pennellate forti la nuova Londra, gridando a gran voce il silenzio dell’incomunicabilità, della sterilità, in una città che non ha più nulla di buono, una città inquinata, proprio come lo sono i suoi abitanti e come lo è il suo fiume. I nuovi uomini sono già morti, perché hanno rinunciato alla vita dedicandola a cose futili che non ripagano.
Ma la speranza non abbandona nessuno dei poeti. Ognuno a suo modo crede nella capacità dell’uomo di rigenerarsi, di svegliarsi, di iniziare di nuovo una vita degna delle sue aspettative; e la città sarà sempre lì, che sia Londra o un’altra città qualsiasi, sarà sempre uno specchio del nostro modo di intendere la vita, della nostra capacità di assaporare l’esistenza.

EricaM ha detto...

Grazie mille per il tuo contributo.
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