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lunedì 14 luglio 2008

Somewhere over the rainbow


Tempo fa ho incontrato uno sguardo e solo poi la persona autrice di quel modo di guardare. Ne rimasi imprigionata, senza sapere nemmeno perchè. Una spinta forte, di quelle che scuotono. E da lì sono partita. Ora non torno più indietro, ho sentito l'aria entrare nei polmoni e ho iniziato a bere la vita a grandi sorsi. Mi ero spenta, ferma lì a girare attorno ad un fulcro. Libera, immensamente libera e promotrice della libertà di essere.

Somewhere over the rainbow, di Judy Garland. Una sera l'ho anche accennata al telefono, col mio tono di voce assolutamente pessimo. Volevo comunicargli qualcosa che le mie parole non potevano spiegare. Era una sensazione quella che provavo, era quello che si può esprimere solo con un sorriso, ma non poteva vedermi.

Mille volte potrei dirgli grazie, altre mille penso di averlo già detto, ma mai potrebbe bastare e dubito comunque possa capire.

Niente accade per caso...il ritornello di quella canzone mi accompagna da una vita, la canto spesso, mi fermavo ad ascoltarla nelle pubblicità che passano alla tv, ma non sapevo di chi fosse. In quel libro- "Il codice dell'anima" di Hillman- ho trovato Judy Garland.

Parlo di "quel" libro, non di "un" libro, perchè per me è un libro importante. Il libro che ha continuato a scuotere.

2 commenti:

GiuseppeP ha detto...

Uno sguardo, una persona, una canzone, un libro e tutti insieme...la trama di un film!
Credo tutti, chi più chi meno, siano stati toccati una volta nella vita da una serie di "coincidenze", una sorta di "sliding doors". Ma è vero, concordo con te che è l'occasione, l'opportunità che fa la differenza. Basta saperla cogliere. E a volte ce la facciamo, altre no.
Segnalo anch'io la mia (attuale) coppia di preferiti "dell'anima": Ti lascio una canzone (nella versione di Gino Paoli e Ornella Vanoni) e Che cosa ti aspetti da me? (di Licalzi, grazie a chi me l'ha suggerito!). Incontrati in due momenti diversi ma altrettanto importanti per me. La canzone poi l'avrei da sempre voluta cantare in un momento speciale ad una persona speciale. Senza rendermi conto che ogni momento è speciale e che solo per questo avrei potuto cantarla! Un vero peccato. Dare se stesso agli altri, senza aspettarsi nulla in cambio per me è il senso della vita. Ti riempie l'anima, nel bene e nel male. Ti fa sentire libero. Anche se a volte ti trovi muri davanti. Di difesa o peggio di superficialità, di indifferenza. "Evangelico", direte (o peggio ancora da coglioni, soprattutto di questi tempi). Nobile, immensamente nobile, vi risponderei. E per questo molto difficile da realizzare, soprattutto perché presuppone equilibrio tra sé e gli altri. Altrimenti che sfida sarebbe? PS: il tuo tono di voce non era pessimo, diciamo migliorabile!

EricaM ha detto...

A distanza di tempo rileggo questo post e il commento, ma è il commento che desta la mia attenzione.
Probabilmente GiuseppeP non tornerà mai più a rileggere le sue e le mie parole, ma oggi a lui lascio un messaggio...
Ho apprezzatto la dedica della canzone, difatti ogni volta che l'ascolto penso a te. per ricambiare voglio suggerirti la lettura di "La vita che volevo", ultimo libro di Lorenzo Licalzi.
Con affetto