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lunedì 20 luglio 2009

In nome di...

In nome di Dio. In nome di ciò che è stato. In nome di una nobile causa. In nome dell'amore di un tempo.
Ma mai in nome mio, o tuo o suo, mai perché lo voglio, lo dico, lo penso o lo sento io. Sempre tutto così regale, aulico e poi solo per legittimare quanto detto, magari fatto.
Come le guerre sante o le colonizzazioni. Come le istituzionalizzazioni delle persone.In nome di... che sciocchezza!
Detta perché agevola quanto segue, perchè tappa la bocca, perchè incoraggia, perchè permette di non cadere indietro, perché rende irrefutabile, inattacabile, perchè consola.


Anna, in nome dell'amore di un tempo, raccolse la forza di presentarsi all'incontro. Rispose alla necessità dell'altro di avere indietro un pezzo del cuore che le aveva donato. Prima di andare ne provò ancora un po' il battito, socchiuse gli occhi e cercò di recuperare i frammenti del tempo, del luogo e delle emozioni che una promessa solenne avevano creato. Poi, un soffio d'aria liberò la mente di Anna dall'incastro di un puzzle che ormai doveva esser riposto. Mai riuscì a capire perché quell'uomo le chiese tanto, finché un giorno le voci suonarono all'orecchio come rivelative di un rebus: l'altrui donna necessitava per se del tempo, del luogo, delle emozioni e delle promesse di quell'uomo da lei consolato.
Anna capì allora che il più meschino dei gesti che le era parso, in nome dell'Amore ora doveva per forza esser legittimato.



E' venuto pesante, tedioso, angosciante...non scorre niente, ogni parola è una voragine in cui sprofondare, un terreno molle, franoso, che ostacola il cammino leggero che un lettore ha diritto di avere. Mi spiace, non posso rimediare.

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